mercoledì 10 marzo 2010

I grandi pianisti italiani: Riccardo Arrighini

Il pianista italiano che ha fuso Classica e Lirica col Jazz. Le motivazioni che spingono a rinnovare i linguaggi musicali (di Riccardo Barbi)

Riccardo Arrighini, suonando Jazz per 20 anni, ha vissuto sempre con la forte motivazione di fondere le fonti musicali scritte ed estemporanee. E' nello spirito del Jazz basare la pratica dell'improvvisazione e della composizione, sull'interscambio delle frasi fra musicisti di ogni estrazione e provenienza che suonano insieme continuamente: sassofonisti europei ed americani, pianisti statunitensi, percussionisti africani, musicisti cubani, cantanti irlandesi. Nel Jazz, le frasi estemporanee delle diverse etnie, formano con i decenni un linguaggio unico, un dialetto condiviso, un patrimonio mondiale comune. Questo rappresenta un progresso culturale notevole. Col passare del tempo tutti i musicisti pronunciano quella lingua, continuano a fondersi suonando insieme ed il linguaggio continua a crescere. Quando Riccardo ha deciso di analizzare e rielaborare i brani classici possedeva sia la grande pratica e lo studio avanzato del Jazz, sia le basi culturali della composizione classica. Questa spinta verso la crescita del linguaggio, con tutto il fascino ed il gusto del rischio per la novità, è appartenuta a tutti i grandi musicisti di Jazz. Charlie Parker, per l'appunto, ci lascia una frase che rispecchia lo spirito che ha animato anche Arrighini nel suo ambizioso lavoro:

"....Non riuscivo più a sopportare le armonie stereotipate che allora venivano continuamente impiegate da tutti. Continuavo a pensare che doveva esserci qualche cosa di diverso. A volte riuscivo a sentire qualcosa, ma non ero in grado di suonarlo... Sì, quella notte improvvisai a lungo su Cherokee. Mentre lo facevo mi accorsi che impiegando come linea melodica gli intervalli più alti delle armonie, mettendovi sotto armonie nuove, abbastanza affini, stavo suonando improvvisamente ciò che per tutto quel tempo avevo sentito dentro di me. Rinacqui a nuova Vita" (C. Parker)....". Anche Riccardo ha detto a me che dopo aver lavorato su Puccini, Vivaldi Chopin, ha avuto la sensazione di rinascere. Oltretutto, questo lavoro straordinario, è stato svolto nei primi tre anni di vita del figlio Matteo, questo fattore ha potenziato enormemente le motivazioni e l'entusiasmo del maestro.....".

Riccardo Barbi

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