lunedì 15 marzo 2010

I grandi pianisti italiani: Riccardo Arrighini

Improvvisando e recitando con i linguaggi della musica classica, della lirica e del Jazz (di Riccardo Barbi)

Nei post precedenti abbiamo accennato all'uomo, al bambino, alla sensibilità ed al talento, per capire la motivazione ed il valore artistico del lavoro svolto da Arrighini: l'opera di fusione dei linguaggi musicali. Nell'arco degli ultimi mesi, Riccardo, di punto in bianco, nei teatri delle grandi città della Toscana, di Roma, nel Veneto, e di altre località italiane, presenta i concerti, inserendoli in un simpaticissimo ed autoironico dialogo recitato personalmente in dialetto viareggino. La rivoluzione l'aveva già fatta tessendo le frasi di Puccini, Vivaldi, Chopin e Verdi con l'armonia e l'estetica evoluta del jazz, un lavoro durato qualche anno e già abbastanza straordinario, una vera e propria nuova scuola musicale. Non gli è bastato. Con il suo temperamento esuberante e bizzarro, ha desiderato sviluppare un monologo prevalentemente improvvisato ed estemporaneo, degno di un musicista di jazz, dando vita, nel caso Chopin, a due personaggi: il compositore Chopin in persona, ed il candidato viareggino (Arrighini) che ricompone la musica di Chopin stesso, con le armonie e le trasgressioni del Jazz del '900.
Il dialogo svolto fra i due personaggi è cucito fra un brano e l'altro all'insegna della più spassosa e totale autoironia. Arriva persino a deridere certi suoi tic, movimenti e rituali propri del concerto dal vivo, al pianoforte, come il gesto consueto di alzare la gamba destra di oltre 50 centimetri.
Vi invito al prossimo post, mentre me la sto' ancora ridendo a crepapelle per questa sorpresa che ho visto per la prima volta a Firenze al Teatro del Sale. Non perdete il prossimo concerto nella località a voi più vicina. Oltre al fascino della grande musica, potrete anche sorridere di gusto.
Riccardo Barbi

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